mercoledì, aprile 09, 2008

Karma - in corso d'opera -

Questo quanto mi ha detto, in un fumoso locale su Shiquan jie. Non che
gli abbia creduto subito. Troppa aria da buono, capelli troppo corti,
abiti troppo banali. Troppo. Ma qualcosa negli occhi, anzi qualcosa
nello sguardo. Qualcosa nello sguardo occidentale dove tutti gli altri
sono fessure, spiragli sul mondo, lui li sgranava come stupito,
sorpreso e rapito da cosa lo sa solo lui. Forse. Perché con quel suo
incedere sulla terra sopra ilmondo quasi tutto scorresse sotto i suoi
piedi e ancora piú sotto le sue suole. Scivolava. Di una sicurezza
dovuta all'indifferenza per inciampare dopo qualche passo in un filo
d'erba che sporgesse disegnando traiettorie smeraldo sui canali. Mi
vide, non credo, impegnato com'ero in un tete a tete con una bambola
di pezza ma viso di porcellana, remotamente nascosto alla pubblica
morale. Mi vide e mi guardó stupito come qualcosa di assolutamente
fuoriposto dal mondo. Mi vide e mi portó via convincendomi con quello
sguardo di chi segue una iperbole tracciata dai suoi passi verso
chissà quale ordine. E uscimmo mano in mano. Alla luce. Come le parole
dai suoi occhi che promettevano storie. Forse finzione. Ma di un
grande affabulatore. Dolci di crepes e zucchero filato rosa. Salate
del mare e torbide di canali di Suzhou. E la promessa di un'estate.

Perchè l'estate cinese la conosco. Torrida. E gelata. E intimamente
convinti dei ruoli io essere tropicale scelsi il gelo a lui l'odore
di corpi che si scioglievano al sole per raggrumarsi scomposti nei
taxi al grido di Yizhi zou! E correre via cercando di accorciare il tempo.
Non ho mai saputo CON CERTEZZA cosa combinasse li fuori. Tutto quello
che so me lo raccontavano al ritorno le molecole di vita posate sul
cappotto. Argento vivo sulla pelle. E quella parola
BuonGiorno
Piú che la parola era il tono, la cadenZa, la velocita' con cui
quella lingua si arrotolava sulla rrrrr. E lo ascoltavo mentre finivo
la mia Banana.
O almeno cercavo di finirla.
Cazzo è eterna.
Un suo stupido regalo.
Era per me ancora prima che ci fossi.
E ancora mi rinfaccia i duedoppifrappuccinialgustodibanana
barattati per averla ma lo fa ridendo.
Tanto sappiamo entrambi che non li ha mai bevuti. Ordinati si
ma bevuti... Piuttosto sarà rimasto a guardarli lì con la sigaretta
di traverso, mentre aspettava si animassero di vita propria e
scappassero o organizzassero tra loro un giostra cavalleresca con
cannucce come lance e giacere esangui con le armature di cartone
sforacchiate.
Ma prima li ha ordinati.
Sfoderando il suo sorriso piu' candido e guardando la commessa sicuro
di quello che voleva ma non del COME
-Helloooo!!
-Nihao!
Una scena ripetuta nella mente metodicaMente, N-i-h-a-o.
Ormai un suono. Vuoto, ma abbastanza pregno. Almeno
della fatica per ripeterlo vocalizzando, no di piu', pensandolo in cinese.
Lui e le sue manie mimetiche. Essere un indigeno. Perche' poi?
Dimenticarsi di essere uno scoglio nella fiumara umana, ma solo un salmone.
Mai capito questo.
E probabilmente non lo aveva capito neanche la commessa che continuo'
a interloquirgli in inglese, con suo disappunto.
- Wo yao nage.
Indico' con calma la banana, puntando proprio quella banana nel casco penzolone
all'ingresso dello Starbuck's.
-Nage, nage!
E gli occhi non mentivano. QUELLA BANANA.
Avrei pagato per poter osservare l'espressione della commessa, stupita forse
piu' per l'insistenza della richiesta che per il modo in cui era stata formulata.
-Solly. You can have it only with 2 bananafrappuccino.
Solly? In che lingua si risponde ad un Solly?
Ora, per capire l'importanza del gesto, ma soprattutto la NON-importanza per lui
e' necessario considerare che parliamo di un uomo che viaggia al seguito della macchinetta
del caffe con presa universale. un uomo che beve solo Illy. un uomo che beve il caffe'.
non un caffe' ma IL caffe'. quello di Napoli. a qualunque ora.
Starbuck's e' chiaramente l'antitesi di tutto questo. li' si beve cioccolata, al piu'
un frappe' e si mangia un panino al tonno. ma il caffe'...
- Ok, wo yao liang ge bananafrappuccino.

Fu cosi' che Frasco mi regalo' la banana.


Siddharta Farley

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