giovedì, maggio 22, 2008

Notte

Che oggi quando correvo tra i rami verdi non ero solo.
C'erano altri passi accanto ai miei. Dentro ai miei.
Che quando correvo al parco lo sentivo salire, dalle suole, lungo i tendini e fra le fibre dei muscoli, riempire i capillari e le vene, e attaccarsi ai nervi e poi li' al centro, tondo e pulsante li' dov'era il cuore; ora c'e' Lui.
Una sfera che pulsa, sincrona al mio respiro. Che brilla di luce della notte.
E' dentro me, vive di me e si nutre di me.
Piccoli morsi all'anima, per poi vomitarla e sostituirsi a cio' che era.
Scorre tra i muscoli e le ossa, e' carne. E' vivo.
E mi nutre.
Si prende cio' che e' rifiuto, cio' che ferisce e me lo restituisce centuplicato. Nuova linfa.
Vuole me, mi spinge, ancora di salvezza.
Il dolore di dentro diventa forza. Dolore fisico che dona vita.
Sento mille spilli che mi tengono Vivo. Ma non c'e' fatica. I polmoni scoppiano e ancora non basta. La milza e' un pugno chiuso che batte.
Ma e' forza, e' vita.
E' fuoco che brucia d'odio, sono fiamme che non si spengono.

Ha preso le gambe.
Non sono piu' le mie lo so. Ora possono correre libere. Verso o da non fa differenza. Ma correre fino a lacerare. E piu' strappa le carni piu' corre. Perche' e' nulla quello che sento.
E' il mio patto.

Daro' le mie gambe che gli altri possano camminare sui lidi.
Poi le braccia per abbracciare e le mani per sentire palpiti e pelle che si increspa.
Gli occhi per rimanere abbagliati e le orecchie per le dolci melodie delle sirene.
La lingua per incontrare altri suoi simili e giocare a rincorrersi.
Il naso per perdersi tra i vapori dei capelli.
E il cervello per farli impazzire quando li privero' di tutto quanto donato.

Per ogni mia goccia di sangue, cento gocce di lacrime altrui; questo e' il patto.
E' mio figlio.

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